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  • UMIDITÀ

    La quantità di vapore acqueo contenuta nell’atmosfera determina il grado d’umidità nell’aria. Il vapore acqueo, la cui distribuzione è estremamente variabile nel tempo e nello spazio, è fornito all’atmosfera per evaporazione delle superfici liquide e ha un ruolo molto importante per determinati fenomeni, in quanto dalla sua condensazione dipende la formazione delle nubi, delle nebbie e delle precipitazioni. L’aria non può contenere vapore acqueo in quantità illimitata. In un metro cubo d’aria il vapore acqueo può variare da un minimo, che teoricamente è zero (aria secca), ad un massimo, che dipende dalla temperatura dell’aria stessa. Quanto è più elevata la temperatura di un certo volume d’aria, tanto più vapore esso può contenere. Quando un volume d’aria, per una determinata temperatura, contiene la quantità massima di vapore, si dice che è saturo. Alla temperatura di 10°C bastano 11 grammi di vapore acqueo per saturare un metro cubo di aria; alla temperatura di 20°C ne occorrono 17.3; alla temperatura di 30°C l’aria è satura quando contiene 30.4 grammi di vapore per metro cubo.

    GRANDEZZE IDROMETRICHE

    Il grado di umidità dell’aria può essere espresso in più modi; con il numero di grammi di vapore acqueo contenuto in un metro cubo di aria (umidità assoluta), con il numero di grammi contenuto in un chilogrammo di aria (umidità specifica) oppure con il rapporto tra il contenuto reale di vapore e il contenuto che si richiederebbe per la saturazione, cioè in altre parole, con l’effettiva percentuale della saturazione (umidità relativa). L’umidità relativa è la grandezza che comunemente si presta meglio a rappresentare il grado di umidità dell’aria poiché permette di giudicare se un dato ambiente, per una determinata temperatura, è più o meno lontano dalla saturazione. Usufruendo dei dati riportati precedentemente, se una certa quantità d’aria con temperatura di 10°C possiede realmente 11 grammi di vapore per metro cubo, essa ha un’umidità relativa del 100%; se per la stessa temperatura si avessero 5.5 grammi di vapore acqueo per metro cubo, l’umidità relativa sarebbe allora del 50%.

    TEMPERATURA DI RUGIADA

    Per definire il grado di umidità dell’aria generalmente viene usata un’altra grandezza; la temperatura di rugiada. Questa viene definita come la temperatura alla quale l’aria diventerebbe satura se venisse raffreddata senza che intervenga una variazione di pressione. Per questo si è detto che l’umidità di saturazione dipende dalla temperatura; quindi per ogni umidità vi è una temperatura caratteristica per la quale tale umidità rappresenta il valore di saturazione. Se si raffredda quindi dell’aria a pressione costante, si deve giungere alla temperatura di saturazione (o di rugiada); ogni ulteriore raffreddamento deve implicare una condensazione. Un esempio chiarirà il concetto. Supponiamo che una massa d’aria a 30°C abbia 17.3 grammi di vapore acqueo per metro cubo. Tale quantità rappresenta la quantità massima di vapore contenibile per aria che abbia una temperatura di 20°C. Se si raffredda la massa d’aria originaria fino a 20°C, tale massa diviene satura; se si raffredda ulteriormente fino a portarla a 10°C (tale temperatura può contenere al massimo 11 grammi di vapore), una certa quantità di vapore e precisamente 17.3-11 grammi, cioè 6.3, devono condensare sotto forma di piccole gocce. La temperatura di rugiada è un elemento prezioso in quanto permette di prevedere la formazione della nebbia o della brina. Infatti se la temperatura dell’aria scende al di sotto della temperatura di rugiada sono molto probabili le formazioni nebbiose. Se il valore della temperatura di rugiada è inferiore a 0°C, questa assume più propriamente il nome di temperatura di brina in quanto nell’eventuale diminuzione della temperatura dell’aria al di sotto di questo valore, è molto probabile la formazione della brina.

    UMIDITÀ NEGLI EDIFICI

    Spesso succede che in edifici di vecchia e nuova costruzione ci si trovi di fronte a macchie, muffe, o a condensa di acqua su pareti e pavimenti. Questi sono i sintomi superficiali di un problema a monte:l’eccesso di umidità presente all’interno delle strutture o nell’ambiente. Risolvere questo inconveniente non è sempre cosa facile. Intervenire trattando le superfici con i numerosi prodotti presenti sul mercato è un’operazione sovente inutile se non addirittura controproducente. Bisogna intervenire sulle cause e non sugli effetti. Occorre prima individuare le fonti di umidità, per poi intervenire eliminandole o limitandone l’azione.

    L’umidità può provenire:

    Dall’esterno:
     dal sottosuolo per capillarità;
     da alluvioni cicliche;
     dall’atmosfera esterna (pioggia battente);
     dall’atmosfera esterna o interna (condensa).
    Dall’interno:
     acqua contenuta nei materiali da costruzione;
     da danni interni (perdite negli impianti idraulci);
     da condensa di tubazioni sottotraccia non coibentate;
     da materiali con diversa conducibilità termica (esempio ponti termici) e porosità che generano fenomeni di condensa.

 

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